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Parcheggi disabili: fotografare gli abusivi non viola la privacy

ottobre 5, 2012

Parte dalla Sicilia un progetto di Aci Consult basato sul “social sharing” delle segnalazioni di soprusi e casi di inciviltà nelle strade. I legali: l’interesse pubblico di chi subisce il danno supera il diritto alla riservatezza di chi l’ha compiuto

ROMA – L’occupazione abusiva dei parcheggi riservati alle persone con disabilità è una realtà quotidiana, che però, a volte , diventa notizia. Come nel caso di Lecco, dove un cittadino disabile si è trovato con le gomme bucate, per aver rivendicato il suo diritto al posto che gli era destinato (vedi lancio nel notiziario di ieri). Una realtà con cui devono spesso fare i conti le persone disabili, ma per il quale potrebbe presto arrivare una nuova risposta, che coniuga nuove tecnologie e partecipazione. Una risposta inventata dalla sinergia tra Aci Consult e regione Sicilia (Ufficio speciale Aree ad elevato rischio ambientale dell’assessorato all’Ambiente), in collaborazione con l’università di Catania e nata, originariamente, per tutelare l’ambiente nelle zone ad alto rischio. Il progetto, denominato “Digital Environmentalist – Il mobile nei servizi integrati per e con il cittadino”, si basa sul concetto di “Social sharing” e punta a sviluppare la partecipazione di una “cittadinanza attiva” alle problematiche comuni dell’ambiente. Un modello che partirà dall’ambiente e dalla Sicilia, quindi, ma che l’Aci intende estendere presto ad altri contesti e ad altre tematiche: prima fra tutte, appunto, la sicurezza stradale e la mobilità sociale, con particolare riferimento alle situazioni di “inciviltà”, quale appunto l’occupazione abusiva degli spazi riservati.

In concreto, utilizzando le tecnologie Gps di posizionamento, i cittadini potranno effettuare con il telefonino, il tablet o un pc, tramite un “social Hub”, singole segnalazioni all’amministrazione, relative ad abusi, degrado ambientale, mancanza di sicurezza ecc. Un approccio partecipativo, quindi, che consentirà all’amministrazione di utilizzare la coscienza civile pubblica e di gestire in modo coordinato e condiviso la mole di informazioni che gli utenti forniranno: “se anche solo l’1% della popolazione del territorio interessato dovesse utilizzare questo strumento – spiegano gli ideatori del progetto – l’amministrazione potrebbe fruire di un potenziale informativo pari a quello di un’azienda con centinaia di dipendenti, monitorando in tempo reale le necessità puntuali dell’intero territorio”.

Con riferimento ai futuri sviluppi del progetto in tema di parcheggi riservati, lo stesso meccanismo sarà applicato in questo contesto: tramite la fotosegnalazione all’amministrazione della targa, l’utente potrà segnalare gli abusi e le trasgressioni. “Il problema della privacy, che inizialmente sembrava porsi, sembra invece superato – spiega Riccardo Colicchia, direttore di Aci Consult, forte di un parere legale chiesto allo scopo – L’interesse pubblico di chi subisce il danno supera infatti l’interesse privato di chi ha compiuto la trasgressione”. Lo scambio tra cittadini e amministrazione, poi, è bidirezionale: infatti, il cittadino iscritto al social hub potrà essere invitato dall’amministrazione, tramite messaggi e in base alla propria posizione, a verificare lo stato e l’andamento di situazioni considerate pericolose o irregolari. Il progetto sperimentale partirà a febbraio in Sicilia, nelle province di Messina, Siracusa e Caltanissetta. (cl)
(Fonte: Redattore Sociale)

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Eletto il primo sindaco cieco della storia italiana CUNEO.

Maggio 28, 2012

https://i0.wp.com/www.comunicareilsociale.com/wp-content/uploads/2012/05/federico_.jpgIl suo nome è Federico Borgna ed è il nuovo primo cittadino di Cuneo, uscito dalle ultime amministrative. Ma non è uno come tanti. Ha una caratteristica particolare: non è vedente. LA CARRIERA. Di lavoro ha sempre fatto il consulente finanziario e come politico ha già ricoperto la carica di assessore al Bilancio di un comune del cuneese, oltre a essere presidente regionale dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti. Lui preferisce essere definito cieco, senza falsi pietismi e giri di parole. Anche perché la disabilità che lo ha colpito, di certo non semplificandogli la vita, non è stata sufficiente a mettergli i bastoni tra le ruote. Anzi. Infatti il risultato che ha conseguito ha dell’eccezionale, nel senso di fuori dalla norma: il neo-sindaco di Cuneo è il primo disabile visivo a guidare un capoluogo di provincia, in tutta la storia italiana. Borgna, 38 anni, si è portato a casa il risultato in testa a una coalizione formata da quattro liste civiche e dall’Udc. il neosindaco ha battuto Gigi Garelli, l’outsider vicino alla sinistra radicale che il Pd sosteneva ufficialmente nel tentativo, dalle chances però piuttosto limitate, di replicare il modello Pisapia. Una vittoria che, c’è da augurarsi, potrà dare nuova linfa a chi si batte tutti i giorni per un Paese avanzato e senza barriere, nè fisiche nè mentali.

PER SAPERNE DI PIU’:

Il blog di Federico Borgna

Eletto il primo sindaco cieco della storia italiana

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Sarebbe un’operazione triste, inaccettabile, perfino incomprensibile (di Franco Bomprezzi*)

Maggio 18, 2012

«Non posso credere – scrive Franco Bomprezzi – che un Governo di tecnici ignori le conseguenze di una scelta così dolorosa e ingiusta, come quella di mettere le mani nelle tasche delle persone con disabilità e delle loro famiglie, ciò che sembra profilarsi ad ascoltare varie voci e indiscrezioni, non ancora smentite ufficialmente. Ma da qui al 23 maggio, giorno in cui le federazioni di tutte le principali associazioni italiane protesteranno a Roma, c’è ancora tempo per rispondere pubblicamente e per rassicurarle, evitando che il mondo veda anche questa vergogna»

Particolare della Fontana della Vergogna a Palermo
Particolare della Fontana della Vergogna a PalermoCi risiamo. Come due anni fa, forse peggio. Allora almeno c’era un emendamento alla Legge Finanziaria da bloccare e la mobilitazione delle associazioni del 7 luglio 2010 fermò il Parlamento prima che venisse approvato lo scempio di un attacco all’indennità di accompagnamento e di un innalzamento della percentuale di invalidità per ottenere i benefìci previsti dalle leggi [se ne legga nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.].
Adesso ci sono solo le voci, le indiscrezioni, gli articoli che spaventano le famiglie e le associazioni. Ma la paura è la medesima di due anni fa, accresciuta dal contesto di crisi del Paese e dalla necessità assoluta del Governo di far cassa e di ridurre la spesa sociale.
E così, dopo la manifestazione delle famiglie del 12 maggio, ora scendono in campo anche i grandi coordinamenti nazionali, la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e la FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali di Persone con Disabilità) [se ne legga nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.], per indire lo stato di mobilitazione e una nuova, grande manifestazione a Roma il 23 maggio prossimo, fra meno di una settimana.

«In questi giorni il Ministero del Lavoro e quello dell’Economia stanno definendo il testo del Decreto che interverrà sull’ISEE [Indicatore della Situazione Economica Equivalente, N.d.R.] e i segnali sono tutt’altro che rassicuranti – scrivono le due organizzazioni in un documento congiunto -. Sembra infatti che il nuovo ISEE sarà gravemente svantaggioso per le famiglie in cui sia presente una persona con disabilità grave o un anziano non autosufficiente. Le misure in via di adozione portrebbero cioè a conteggiare come redditi anche gli aiuti monetari che lo Stato riconosce alle persone con disabilità (assegni di cura, indennità di accompagnamento, pensioni)».
E aggiungono la preoccupazione ancor più pressante e grave: «Circolano insistentemente voci ancora più inquietanti rispetto all’applicazione futura dell’ISEE. Questo verrebbe cioè applicato anche ai fini della concessione di pensioni e indennità di accompagnamento riservate alle persone con grave disabilità e ad ogni altra prestazione di sostegno all’autonomia personale. Un’ipotesi gravissima e smaccatamente volta a tagliare quel già minimo sostegno economico che lo Stato riconosce in caso di invalidità civile. A pagarne il prezzo sarebbero, ancora una volta, le persone con disabilità e le loro famiglie. Un’ipotesi che le Federazioni delle persone con disabilità respingono decisamente e con sdegno e che nessuna voce ufficiale del Governo ha finora smentito».

Sono francamente attonito di fronte alla gravità di queste ipotesi. Non c’è dubbio che chiunque conosca da vicino la storia dell’indennità di accompagnamento sa bene che si tratta, in Italia, dell’unica forma per compensare, almeno in parte, le spese maggiori che una persona disabile, e la sua famiglia, sostengono per compensare l’handicap. Non è una pensione, non è un reddito, è semplicemente un risarcimento, di fronte alla constatazione, da parte dello Stato, che al momento non è possibile garantire attraverso i servizi il principio della parità costituzionale dei Cittadini.
Mettere le mani nelle tasche delle persone con disabilità è un’operazione triste, inaccettabile, perfino incomprensibile. Ecco perché fino a ieri le grandi associazioni nazionali, che hanno seriamente partecipato ai Tavoli di Discussione con il Governo, erano ragionevolmente convinte che non si sarebbe arrivati a tanto, neppure in un momento così difficile per il Paese. Tanto più che appare chiaro come, per fare un buon bottino, occorre davvero “colpire in basso”, aggredendo redditi familiari modesti, altrimenti il numero delle famiglie che si vedrebbero decurtare le prestazioni e l’indennità di accompagnamento sarebbe irrisorio e ininfluente rispetto alle esigenze di cassa.

Questa misura – se fossero vere e confermate le preoccupazioni di FISH e FAND -sarebbe dunque davvero impopolare, vessatoria e destinata a gettare nell’angoscia centinaia di migliaia di famiglie italiane, già colpite dalla disoccupazione, dalle nuove imposte come l’IMU [Imposta Municipale Unica, N.d.R.], dalla perdita di potere d’acquisto degli stipendi e delle pensioni, dal taglio secco dei servizi erogati dai Comuni, dalle Province, dalle Regioni.
Dover parlare oggi di una manifestazione nazionale di protesta, da parte di persone non autosufficienti, in sedia a rotelle, non vedenti, sorde, con disabilità intellettiva, inabili al lavoro, è un dovere civile, ma dà anche una sensazione di sconfitta, di amarezza, che solo un pronto riscatto della Politica potrebbe modificare.
Non posso credere che davvero un Governo di tecnici ignori le conseguenze di una scelta così dolorosa e ingiusta. Da qui al 23 maggio c’è ancora tempo per rispondere pubblicamente e per rassicurare, in modo concreto, le associazioni e le famiglie. Prima che il mondo veda anche questa vergogna.

*Direttore responsabile di Superando.it. Il presente testo – qui riadattato al diverso contenitore – appare anche (con il titolo Costretti alla protesta) in InVisibili, blog del «Corriere della Sera.it».

http://superando.eosservice.com/content/view/9091/112/

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IL FORUM TERZO SETTORE LAZIO SOSTIENE LA CAMPAGNA PER LE “QUOTE BIANCHE” LANCIATA DAL MODAVI

aprile 24, 2012
 


Aderenti del Forum Terzo Settore Lazio:
ACLI, ADA, AGCI sociale, AGESCI, ANOLF, ARCI, ARCIRGAZZI, ARCIPELAGO, ASICiao, AUSER, AVI-Ass.Vita Indipendente, SAP-Ass.Paraplegici, BPCO Onlus, CDS-Casa dei diritti Sociali, Cemea del Mezzogiorno, Centro di Cultura Ebraica Il Pitigliani, CITTA’ VISIBILE, Coordinamento Nazionale Comunità d’accoglienza-C.N.C.A., Consorzio SolcoRoma, Consorzio Cooperative integrate-CO.IN, FEDERCONSUMATORI, Federsolidarietà-COONFCOOPERATIVE, FIORE la rete educativa, GayCenter, Legambiente, LEGACOOPSOCIALI, MELA BLU, MCL, MODAVI, P.A.I.R., PARSIFAL Consorzio, PETER PAN Onlus, Rete ONG-Cooperazione Lazio, Spes contra Spem, UISP, UPTER, UPTER Sport, US ACLI, VIRTUS ITALIA

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IL FORUM TERZO SETTORE DEL LAZIO ADERISCE E SOSTIENE LA CAMPAGNA PER LEQUOTE BIANCHE” LANCIATA DAL MODAVI

 

Il Forum del Terzo Settore del Lazio aderisce al Comitato e sosterrà a tutti i livelli la campagna “Quote Bianche” lanciata dal MoDAVI, il Movimento delle Associazioni di Volontariato Italiano, insieme all’Associazione Valentina e numerose altre realtà.

 

La proposta mira a creare un efficace sistema di garanzie per consentire alle persone con disabilità – oltre 5 milioni di cittadini del nostro Paese – di partecipare concretamente alla vita politica ed istituzionale, sollecitando la reale modifica di comportamenti non più tollerabili.

Come ha infatti affermato la Presidente nazionale del MoDAVI, Irma Casula, tutti questi concittadini con disabilità, di cui molti sono “professionisti, lavoratori, impiegati, studenti che con fatica cercano una completa integrazione sociale, vedono invece il mondo della politica e delle istituzioni che tende ad emarginarli ed escluderli dagli organi rappresentativi”.

Contro questa inaccettabile, ulteriore discriminazione a chi è già in difficoltà – di fatto un’alterazione della rappresentanza democratica e del principii costituzionali a partire dall’articolo 3 della nostra Carta fondamentale –  il Forum permanente del Terzo Settore del Lazio si impegna al massimo a diffondere e far applicare il principio delle “Quote bianche”.
Concordiamo pienamente con le parole di Casula: “Non c’è alcun motivo per cui un disabile debba occuparsi esclusivamente di disabilità: essere disabile non impedisce di occuparsi, con sensibilità e competenza, di ogni aspetto della società, dal welfare alla politica estera”.

 

Invitiamo dunque ad aderire al Comitato per le “Quote Bianche”, cui ha aderito anche la Fish,  on line sul sito web del MoDAVI http://www.modavi.it/it/archivio-notizie-italia/383
inviando una e-mail a quotebianche@modavi.it
o telefonando al numero 06-842.42.188

 

Gianni Palumbo
Portavoce del Forum Terzo Settore del Lazio  

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Vox clamans in deserto

aprile 20, 2012

Foto in bianco e nero di un uomo nel deserto(di Giorgio Genta)

Difficile poter pensare – dopo un ventennio di disinteresse, quasi di fastidio, nei confronti delle persone con disabilità, “ree” di produrre se non “costi sociali” – che le grida di dolore di queste ultime, nei confronti del Governo, possano produrre grandi risultati complessivi. Eppure, secondo Giorgio Genta, anche in questo ambito basterebbe rivalutare «il vecchio “made in Italy”», fatto anche di «integrazione scolastica e di inclusione sociale per tutte le persone con disabilità»

Leggendo il titolo di questa nota – che come si sa vuol dire più o meno “la voce di colui che grida nel deserto”, frase attribuita a San Giovani Battista – qualcuno penserà certamente: «Ahi, ahi, questo matto qui, invece di Napoleone (ricordate, vero, le vecchie vignette del “matto pre-Basaglia”, con la mano infilata all’interno della camicia – di forza – in posa prettamente imperiale?), si crede il Battista!».
Niente di tutto ciò, è solo un modo sintetico e sconsolato, per esprimere una previsione – spero sbagliata – sull’impatto reale che avranno le grida di dolore delle persone con disabilità nei confronti del Governo.
Forse alla fine ci scapperà qualche strombazzatissimo provvedimento (misero, settoriale e poi scarsamente applicato), ma il risultato complessivo – al di là delle parole di rito – sarà quello di chi non vuol vedere, non vuol sentire, non vuol agire.

Tale frutto – o meglio, la mancanza di tale frutto – è il prodotto di un ventennio di disinteresse, quasi di fastidio, nei confronti delle persone con disabilità, “ree” di non produrre se non “costi sociali”.
I nomi delle persone responsabili del decadimento culturale e morale del Bel Paese sono nei pensieri di tutti e sulla lingua di molti. Basti rammentare le incaute frasi pronunciate da eminenti personalità politiche del ventennio recente (sovente poi smentite il giorno dopo) e trasformate subito, con tremenda efficienza, in atti amministrativi, da solerti public servant che, per il vero, servono molto di più il loro stipendio mensile ad almeno cinque zeri che non il pubblico interesse.
Se avessimo “mangiato” un po’ più di cultura – io presuntuosamente credo che si chiami così, perché “va coltivata” e dev’essere “oggetto di culto”! – in luogo di liberistici “hamburger con codine di topo”, avremmo tutti capito che non si può e non si deve vivere solo di finanza creativa, anzi che di finanza creativa non vive nessuno, se non quel miliardo di persone che la crea e la sfrutta, depredando il resto del mondo.
Si poteva e si può invece vivere decorosamente bene e senza stringere la cinghia per più di un paio di buchi, con una sana “dieta mediterranea”, che valorizzi le proprietà salutistiche e finanziarie dell’arte e della cultura in genere, delle bellezze naturali e del “pensare italiano”, includendo in quest’ultima definizione il vecchio “made in Italy”, l’integrazione scolastica e l’inclusione sociale per tutte le persone con disabilità.

 

http://www.superando.it/index.php?option=content&task=view&id=8919

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TERZO SETTORE, GUERRA: “POLITICHE SOCIALI STANNO SCOMPARENDO”

aprile 19, 2012
Probabile causa ”familismo negativo”: famiglia evocata ma non sostenuta
Il Terzo settore è “Un soggetto attivo, capace di proporre e coprogettare interventi sulle nuove fragilità e fare da tramite tra i bisogni della società e le istituzioni” ha dichiarato ai microfoni di Frequenza Modavi – la radio del sociale, Maria Cecilia Guerra, Sottosegretario del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Tuttavia, Guerra riconosce anche che “se guardiamo un po’ indietro nel tempo, ci accorgiamo che le politiche sociali in Italia sono andate scomparendo».

La Guerra dà la responsabilità al “familismo negativo”: “la famiglia è stata sempre evocata ma non sostenuta, credendo che da sola potesse far fronte alle emergenze sociali. Anche se non ci sono mezzi finanziari – spiega – dobbiamo impostare una battaglia culturale e puntare alto, per fare piccoli ma importantissimi passi per l’Italia”.
“Il Terzo Settore – conclude Irma Casula, Presidente Nazionale del Movimento delle Associazioni del Volontariato Italiano (Modavi) – che rappresenta il 6% del PIL, ed è da tempo in prima linea nell’affrontare le conseguenze della crisi economica, continua a non ricevere la giusta considerazione, né viene sufficientemente interpellato. Ci auguriamo che il nuovo Tavolo Permanente, di cui il Sottosegretario Guerra è coordinatrice, possa essere davvero uno strumento di sostegno per il Terzo Settore e per le Istituzioni nella programmazione sociale”.
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FISH ADERISCE AL COMITATO PER LE QUOTE BIANCHE

aprile 19, 2012

Roma, 8 Marzo 2012

FISH ADERISCE AL COMITATO PER LE QUOTE BIANCHE

Barbieri: disabili hanno sensibilità maggiore su temi che interessano tutti

“C’è una scarsa rappresentanza in Parlamento delle persone con disabilità – ha dichiarato Pietro Barbieri, presidente della Fish, ai microfoni di Frequenza Modavi, la web radio del sociale – per questa ragione abbiamo aderito al comitato promotore per le Quote Bianche lanciato dal Modavi”. “Non solo – conclude – le persone con disabilità sono cittadini come gli altri, ma hanno capacità e sensibilità maggiori su tematiche che interessano tutti”.

“Spesso – commenta Irma Casula, presidente Nazionale del Modavi e portavoce del Comitato per le Quote Bianche – l’attenzione dedicata ai disabili dal mondo dei media è in chiave negativa. La scoperta dei falsi invalidi, per esempio, nasconde i problemi reali dei veri disabili – dice Irma Casula, presidente del Modavi – di fronte ai numeri esorbitanti della disabilità, quello dei falsi invalidi non può essere il dito dietro cui nascondersi per non affrontare seriamente il tema».

Il Comitato per le Quote Bianche nasce con l’obiettivo di garantire maggiori spazi di rappresentanza per le persone con disabilità, tanto in politica quanto nei consigli di amministrazione aziendali o negli enti pubblici. Per questo, chiede una legge identica a quella delle quote rosa, ma per i disabili.

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Disabili: martedì 17 al Campidoglio l’incontro “La riforma dell’assistenza che vorremmo”

aprile 13, 2012

Disabili: martedì 17 al Campidoglio l’incontro “La riforma dell’assistenza che vorremmo” L’evento si svolgerà martedì 17 aprile presso la sala Protomoteca del Campidoglio Invia ad un amico Comunicato Stampa inviato da 13/04/2012 Martedì 17 aprile 2012 alle ore 9 presso la sala Protomoteca in Campidoglio si svolgerà l’incontro-dibattito “La Riforma dell’assistenza che vorremmo” organizzato dal Coordinamento delle Associazioni delle persone disabili, dal Coordinamento delle Consulte Municipali della disabilità e dalla Consulta cittadina sulla disabilità. Le rappresentanze delle persone disabili, e dei loro familiari, si confronteranno con l’Amministrazione di Roma Capitale affinché vengano recepite le istanze delle famiglie che vedono sempre più compromesso il loro livello assistenziale. “In un periodo di particolare difficoltà economica che sta attraversando l’intero Paese – spiegano gli organizzatori – è indispensabile garantire la dignità delle persone disabili attraverso un impegno civico e politico dell’Amministrazione a non tagliare le prestazioni bensì collaborare insieme con l’obiettivo di trovare soluzioni che garantiscono maggiori possibilità per coloro attualmente privi di assistenza. Le persone disabili e i loro familiari riconoscono le legittime esigenze di lavoratori e fornitori dei servizi ma tali esigenze non dovrebbero diventare contrastanti con i bisogni assistenziali e determinare una diminuzione di prestazioni”. Parteciperanno all’incontro Sveva Belvisio (Vicesindaco Roma Capitale), onorevole Giordano Tredicine (Presidente Commissione Politiche sociali di Roma Capitale), Daniele Ozzimo (Vicepresidente Commissione Politiche sociali di Roma Capitale), Maria Gemma Azuni (Consigliera di Roma Capitale). “ Potrebbe interessarti: http://www.romatoday.it/politica/disabili-martedi-17-aprile-incontro-campidoglio.html?utm_source=twitterfeed&utm_medium=twitter Seguici su Facebook: http://www.facebook.com/pages/RomaToday/41916963809

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Massimiliano: candidato di tutti, con le mie diversità

aprile 2, 2012

Massimiliano Caramazza

(a cura di Dorotea Maria Guida)

Anche alcune persone con disabilità si presenteranno naturalmente come candidati alla prossima tornata elettorale amministrativa del 6 e 7 maggio, che coinvolgerà varie Province e Comuni Italiani. Tra di loro vi è anche Massimiliano Caramazza, che tenterà di entrare nel Consiglio Comunale di Cuneo, persona che crede nell’impegno e nella necessità di far sentire la propria voce anche per conto di chi non ce l’ha, premettendo tuttavia che la sua disabilità non dev’essere un fattore prevalente: «Voglio essere – dichiara infatti – il candidato di tutti con le mie diversità»

Massimiliano CaramazzaHa quasi quarant’anni, è affetto dalla nascita da SMA di tipo 3 (amiotrofia spinale o atrofia muscolare spinale) e si è candidato, in vista delle prossime elezioni amministrative del 6 e 7 maggio, al Consiglio Comunale di Cuneo. «Certo, parliamone pure della mia disabilità – precisa subito Massimiliano Caramazza – ma non voglio che sia un fattore prevalente. Desidero essere infatti il candidato di tutti con le mie diversità».

Ha le idee molto chiare, Massimiliano, e su quest’ultimo punto ci invita ancora a riflettere, con voce ferma e sicura «Siamo tutti Persone, tutti Cittadini – dichiara – e per fortuna ognuno diverso dall’altro. Ho deciso di occuparmi della “cosa pubblica” proprio perché non la considero una “generica cosa”. E mi piace sottolineare che nella mia vita sono stato tante cose, un bimbo, un adolescente, uno studente, un uomo, un lavoratore, un disoccupato, un ricoverato, un ammalato, un fidanzato ecc., ma mi vanto di dire che – al di là dei documenti ufficiali -, non sono mai stato un disabile. Mi sento insomma “una persona in un mondo fatto di persone” e non desidero rappresentare una categoria. Anche perché se chiedi il voto di tutti, devi essere pronto a rappresentare tutti, anche e soprattutto chi è diverso da te, chi non ti ha votato».

Le idee di Caramazza sono assai chiare anche per quanto riguarda l’importanza dell’impegno e la necessità di far sentire la propria voce anche per conto di chi non ce l’ha. «Credo nell’impegno – ci dice infatti – e penso che nessun uomo sia un’isola. Ognuno di noi sceglie da che parte stare, anche quando pensa di non farlo. Andare al supermercato e scegliere una pasta piuttosto che un’altra è fare politica, è impegno, perché l’economia è politica, perchè noi facciamo l’economia con le nostre scelte e noi siamo la politica. Insieme possiamo cambiare un mondo intero. Soli siamo delle voci inudibili, dei bisbigli. Ma noi dobbiamo urlare forte e farci sentire. Io sono pronto a urlare per tutti, soprattutto per chi non ha voce o ce l’ha troppo flebile».
E conclude: «Io ho scelto di metterci il mio nome e la mia faccia perché sono le uniche cose, nella mia vita, che mi son state regalate. Tutto il resto ho dovuto lottare e faticare per ottenerlo»

 

da http://www.superando.it/index.php?option=content&task=view&id=8805

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Corte di Giustizia degli Ultimi – testimoni

marzo 19, 2012

La Corte di Giustizia degli Ultimi è una rappresentazione teatrale scritta e diretta da Paolo Bussagli per il Comitato Quote Bianche. Si tratta di un vero e proprio “processo all’Egoismo Sociale” – responsabile dell’emarginazione dei disabili – con tanto di Giudice, avvocati e testimoni.A seguire le testimonianze prodotte durante il processo.

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GABRIELE

Da quando sono nato ho un’amante.. anzi, una spasimante.

E’ sempre con me, non mi abbandona mai. Mi segue in ogni momento della mia giornata, come un’ombra. Forse è un po’ più vistosa di un’ombra.

Si chiama Sindrome Spastica. E’ un bel nome, vi pare? Ha un bel suono sibilante. Eppure spesso alle persone non piace. Quando la vedono, molti si girano dall’altra parte. Distolgono lo sguardo, hanno paura di guardare. “Sembra male”. Oppure la fissano, le puntano gli occhi addosso senza riuscire più a staccarli. Fondamentalmente, però, non la vedono. Lei è come un’ombra. Affascinante, indefinita, ignota. Ignota ai più, intendo, io e lei ci conosciamo bene. Ma per il mondo anche noi siamo come le ombre di una lanterna magica: passano per qualche secondo, indistinte, poi la luce gira. Gira lo sguardo delle persone, gira l’attenzione delle istituzioni, dei media, della società. Non so perché non vogliano guardarla: non è affatto brutta. Non è meno intelligente di altri, anzi,la Scienzadice che potrebbe superare la media.

Non è neanche meno simpatica di altri. Non pensa e non desidera nulla di diverso da tutti, solo lo fa in modo diverso. Con più fatica, perché spesso siamo costretti a chiedere l’aiuto di chi non è come noi. Di chi è diverso da noi. O da cui noi siamo diversi, chi può sapere dove sia il confine delle diversità?

Eppure tutti, nella vita, hanno bisogno di aiuto. L’essere umano nasce indifeso, del tutto inabile a fare alcun ché. Ma non c’è egoismo che renda difficile occuparsi di un neonato. Perché l’egoismo colpisce noi più di altri?

La mia amante, signori, non è egoista. Lei è sempre con me, non mi abbandona mai.

(Gabriele è un attore, questo testo è stato scritto ad hoc per la rappresentazione)

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AMERIGO

Io non sono nato cieco. Sono nato sordo, con un campo visivo ridotto. Poi ho scoperto di essere malato, avevola Sindromedi Uscher. Il mio campo visivo si andava riducendo. Sono cresciuto, sono andato avanti e sono arrivato all’età di 32 anni. Da lì in poi, il buio totale. Non vedevo più vestiti, colori. Solo ombre, solo il colore del sole.

Tanti come me sono ciechi. Ma è diverso il percorso della malattia: c’è chi diventa cieco a 30 anni, chi a 60, chi a 80. Ma tutti coloro che soffrono della sindrome di Lasher nascono sordi e muoiono sordo ciechi. Io da solo non ho problemi. A casa mi muovo bene. Ma come posso uscire da solo? Come posso prendere un autobus, un taxi, un treno? Sono fortunato: chiamola Legadel Filo d’Oro ed un volontario viene a prendermi a casa mia e mi accompagna. Mi accompagna per uscire, a fare la spesa, a comprare dei vestiti. Anche per fare una passeggiata. Diversamente, quando ho esigenze legali o mediche, viene un interprete che mi accompagna dal medico, in tribunale, da un avvocato, anche per fare altre cose. Ma se i volontari non ci fossero io non saprei cosa fare. E non è facile trovarli. Cosa ne è di tutti i sordo-ciechi che non possono godere dell’aiuto di volontari ed esperti?

PM: i sordo ciechi possono lavorare?

Certo. Io sono stato fortunato. Prima ero solo sordo, ed ero stato assunto dal Ministero della Difesa. Poi sono diventato cieco. E allora il dottore mi disse ‘basta,  non sei più abile a lavorare’. Mi è stato detto che potevo solo andare in pensione. L’ho fatto, e sono tutt’ora in pensione. Ma quanti sordo ciechi non lavorano e non hanno mai lavorato? E non possono godere di una pensione? Bisogna pensarci prima che la disabilità diventi un handicap. Bisogna formarli prima, dargli la possibilità prima di poter lavorare per poter poi andare in pensione. Bisogna dar loro la possibilità di avere una tranquillità anche economica, altrimenti non c’è nulla. Noi abbiamo un tatto ed un olfatto molto sviluppati: io, con questi sensi, riconosco tutti.

(Amerigo non è un attore, ciò che racconta è un’esperienza di vita reale)

ImageMARCO

Non ho difficoltà motorie. Ho difficoltà nella comunicazione, nel senso che in certe occasioni, le più difficili, ho bisogno di un interprete. Potrei dare una semplice dimostrazione: io sono sordo, ma posso comunicare in qualsiasi posto, posso comunicare con i miei amici sordi. Ma immaginate che debba andare in ospedale. Sto male, sto malissimo, e devo spiegare ad un dottore che cos’ho. Bene, non c’è l’interprete: muoio.

O arrivo in stazione, dove ho pagato il biglietto per il treno. Il treno potrebbe aver cambiato binario, o essere in ritardo, o essere stato soppresso. Nessuno mi ha avvisato, nonostante io abbia pagato il biglietto.

Oppure immaginate che dovessi prendere un aereo: arrivo in aeroporto e tutti mi chiedono: ma non hai letto il cartellone, sentito la voce, sentito la televisione? Ma cosa vuoi da noi? Sei tu il distratto. Bene, io non posso stare con gli occhi incollati ad un televisore tre ore, due ore, un’ora, quaranta minuti. E’ impossibile. Provate.

(Marco è un attore, ma non in questa rappresentazione: la sua testimonianza, come quella di Amerigo, riflette un’esperienza reale)

ImageMARTINA

Il destino mi ha dato un corpo senza braccia. Nascere così potrebbe sembrare orribile, assurdo, una cosa che ti rende la vita impossibile, indegna di essere vissuta per alcuni. Invece io ho sempre avuto una gran voglia di vivere, anche senza braccia. Non mi servivano le braccia per realizzare i miei sogni.

Amo l’arte. Volevo danzare per librarmi nell’aria come una farfalla. E per volare non mi servivano braccia ma ali. Sì, mi sono fatta spuntare le ali. Così ho imparato a danzare e oggi non posso proprio farne a meno.

La mia vita è su ali e piedi. Sì, perché le ali mi servono per danzare ma i piedi per tutto il resto. Per esempio per dipingere. Sì, ho imparato anche a dipingere. e lo faccio con i piedi. Ma non nel senso che dipingo male, anzi. Modestamente ho donato al papa un suo ritratto. dipinto coi miei piedi.

La mia vita sia una dimostrazione per tutti. La dimostrazione che la vita è sempre degna di essere vissuta e che spesso i limiti non sono reali, i limiti sono solo negli occhi di chi ci guarda. Dobbiamo fermarci in tempo, prima di diventare quello che gli altri si aspettano che siamo. È nostra
responsabilità darci la forma che vogliamo, liberarci di un po’ di scuse e diventare chi vogliamo essere, manipolare la nostra esistenza perché ci assomigli. Non importa se hai le braccia o non le hai, se sei lunghissimo o alto un metro e un tappo, se sei bianco, nero, giallo o verde, se ci vedi o
sei cieco o hai gli occhiali spessi così, se sei fragile o una roccia, se sei biondo o hai i capelli viola o il naso storto, se sei immobilizzato a terra o guardi il mondo dalle profondità più inesplorate del cielo. La diversità è ovunque, è l’unica cosa che ci accomuna tutti. Tutti siamo diversi, e meno male, altrimenti vivremmo in un mondo di formiche.

(Martina è un’attrice, ma questo testo è liberamente ispirato e parzialmente tratto dalle parole di Simona Atzori)